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La Chiesa di San Miniato a Quintole si trova a Impruneta, parte del territorio ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Firenze.

La chiesa è situata nel pressi della quinta pietra miliare della variante della via Cassia-Adrianea ed é un edificio, di impianto romanico classico.

Fu costruita tra l’XI e il XII secolo; la sua presenza è infatti testimoniata in una bolla pontificia emanata da Papa Adriano IV a fine 1156.

L’edificio è molto semplice nelle forme, pur avendo subito variazioni di rilievo nel corso dei secoli, e pur necessitando di alcuni restauri; la parte esterna è dominata da un porticato a due lati e sei archi a tutto sesto e un campanile schiacciato sul lato perimetrale della chiesa.

L’interno ha una classica pianta a croce latina, con i bracci del transetto più corti della navata centrale; proprio nel transetto, furono realizzati nel XIV secolo degli affreschi, dei quali oggi rimane solo la raffigurazione della Madonna col Bambino.

ORARIO delle MESSE 2022: dal 25 Giugno a tutto Settembre

SABATO ore 19

Chiesa di san MINIATO A QUINTOLE, via Quintole per le Rose N.61

Per informazioni  – don Raffaele cellulare:  339 8802 881 mail: rafpalmi@tin.it  

NOTIZIE TRATTE DA: “Oltre i confini del santuario – Le frazioni del Comune di Impruneta, itinerario storico artistico”, Florence Art Edizioni

QUINTOLE

Il toponimo deriva dalla numerazione stradale romana ed indica la quinta pietra miliare posta sulla variante della via Cassia Adriana, che dalla pieve dell’Impruneta proseguiva passando da San Miniato a Quintole, Montebuoni e Giogoli verso Firenze, percorrendo la collina e scansando il fondovalle all’epoca ancora paludoso. Nel 1427 il popolo di San Miniato contava 70 abitanti suddivisi per 15 nuclei familiari, che denunciavano 21 fiorini a focolare. Di questi sei erano miserabili, sette povere, due medie e nessuna agiata. Fra il 1498 e il 1512 i proprietari di case e terreni erano 29 e complessivamente l’appoderamento era piuttosto alto. Molte erano le case da signore che si trovavano nel circondario, ridotte a coloniche, ora più o meno ristrutturate.

Alcune di queste custodiscono preziose testimonianze legate alla produzione del cotto imprunetino, come l’altorilievo dell’Annunciazione degli inizi del XVII secolo, posto sulla facciata della villa di Brolio, già Fantoni, sull’Erta di Quintole. All’imbocco dell’Erta si trova invece un tabernacolo restaurato, in origine affrescato con un Cristo Crocifisso, ora assai poco leggibile. La mostra in pietra conserva ancora la dedica del committente Giovan Battista Petrai e la data 1743.

La chiesa di San Miniato, isolata nella campagna lungo una strada sterrata, vanta una fondazione romanica. Se ne ha notizia dal 1 1 56, quando è inclusa nell’elenco delle parrocchie del piviere di Santa Maria all’Impruneta. Nel 1276-1277, pagava la decima pontificia, così nel 1302-1303.

Nell’archivio arcivescovile fiorentino si conserva un documento del 1335, in cui si ricorda una permuta di beni fra prete Martino di Casino della chiesa di Santo Stefano a Licignano e prete Dono, allora rettore della chiesa di San Miniato. Il 29 gennaio dell’anno successivo la chiesa è ricordata in un altro documento riguardante una certa Nente, vedova di Ugolino.

Fin dal Duecento sorse presso la chiesa una compagnia laicale di popolani, che insieme ad alcuni cittadini, come Toro di Bonsignore dell’Impruneta, fecero lasciti alla chiesa agli inizi del Trecento. Verso la fine del Cinquecento i principali proprietari terrieri del popolo di Quintole erano i Bernardi, i Cini, i Grifoni ed i Concini.

Il periodo di maggior floridezza della chiesa risale al 1376, quando l’allora parroco di Quintole, Francesco Marzi, fu nominato amministratore del vescovo fiorentino Angelo Ricasoli. In origine la chiesa era patronato dei pievani dell’Impruneta, poi nel 1344 dei Rossi d’Oltrarno, che nel Quattrocento condividevano il patronato con i Buondelmonti. Nel corso del XV secolo anche gli Altoviti furono fra i beneficiari della chiesa, come dimostra la presenza del loro stemma sulle porte dell’annessa canonica.

Si ha notizia dell’esistenza nel territorio di Quintole di un oratorio intitolato al Salvatore, che fu soppresso in quanto decadente nel 1785 e tutti i suoi obblighi passarono alla chiesa di San Miniato.

L’antica struttura della chiesa di epoca romanica, presentava un’unica navata con l’abside e arco trionfale orientati ad est.

Il rinnovamento gotico risalente alla prima metà del Trecento comportò la trasformazione dell’abside semicircolare in una scarsella quadrata e la creazione di due cappelle laterali in corrispondenza dell’area del transetto, caratterizzate da volte ogivali ed interamente decorate da affreschi, di cui sopravvive un frammento con la Madonna col Bambino in trono fra i Santi Francesco e Benedetto e in alto nella lunetta il Cristo Giudice.

La volta della parete di fondo della cappella dove si trova questo affresco tardo trecentesco, a causa delle crepe del paramento murario, è stata, per evitare possibili crolli, puntellata con tubi innocenti.

Nel Settecento la chiesa fu interamente intonacata e stuoiata nella volta. Gli interventi di restauro degli anni Ottanta del secolo scorso hanno ripristinato lo

stile romanico della navata e gotico delle cappelle.

Dell’ esterno è stato recuperato il porticato cinquecentesco che adorna la facciata, in cui è tornato in luce il portale con l’arco, sul quale è stata sistemata nel 1997 la lunetta in cotto rappresentante San Miniato fra il Duomo di Firenze e San Miniato al Monte, opera dell’artigiano Luca Vanni.

L’antica tavola con Madonna e Santi che decorava l’altare, ora custodita a Firenze nel Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, è opera del Maestro di Signa, pittore attivo nella seconda metà del XV secolo.

Di fronte alla chiesa di Quintole si trova il cimitero dove è situata la cappella Nelli, ornata in facciata da un bassorilievo in terracotta con Santa Cecilia e angeli, realizzato nel 1937 dallo scultore Giannetto Mannucci, del quale si trova un altro bassorilievo all’interno della cappella.

Di questo insediamento religioso della campagna imprunetina, che vive, come altri di questo territorio, il suo stato di isolamento fra i campi in parte incolti, meriterebbe di essere riqualificato il contesto naturalistico che lo circonda, oltre allo spazio prospiciente la facciata della chiesa.